BECOME A PIRATE!
Stagione 22/23
Teatro Auditorium Le Fornaci
a cura di Kanterstrasse Teatro

Sabato 12 Novembre ore 21:15
Domenica 13 Novembre ore 17:00
Diffusioni KIDS
Kanterstrasse Teatro – Giallo Mare Minimal Teatro
SULLA ROTTA DELL’ISOLA DEL TESORO
La vera storia della pirateria

primo studio
una produzione KanterStrasse – Giallo Mare Minimal Teatro
regia Renzo Boldrini e Simone Martini
drammaturgia Simone Martini
disegno luci Marco Santambrogio
costumi Silvia Lombardi
scene Eva Sgrò
fonoscenografia Roberto Bonfanti
con Daniele Bonaiuti, Simone Martini, Alessio Martinoli, Tazio Torrini
con il sostegno di Fondazione CR Firenze
età 8+

Chi non ha mai sognato di essere un pirata? Chi non è mai rimasto affascinato dal quel senso di libertà e spregiudicatezza da sempre associato al mondo dei gentiluomini di ventura? Chi, tra noi, leggendo L’Isola del tesoro di Luis Stevenson, non si è mai chiesto cosa fosse successo prima? Chi erano veramente Long John Silver e Billy Bones? Il nostro lavoro prova a rispondere a questa domanda, perché ai tempi di Stevenson, i pirati erano un ricordo recente e le loro storie sulla bocca di tutti mentre adesso ci appaiono come un romantico eco del passato. La pirateria, già presente ai tempi dei Fenici, dell’Impero Romano è un fenomeno vivo ancora oggi, 2 ma il periodo storico che andremo ad affrontare in questo epico racconto è quello della cosiddetta età d’oro della pirateria. A cavallo tra il XVII° e il XVIII° secolo, il nuovo mondo, divenne teatro di numerosi conflitti militari, politici ed economici tra le super potenze del periodo. Francia, Spagna e Inghilterra si contendevano terre, ricchezze e soprattutto il predominio dei mari. Il capitalismo cominciava a presentarsi al mondo e la Compagnia delle Indie estendeva la sua influenza sullo scacchiere globale. In questo lontano mondo, dove ancora tutte le bandierine non erano state posizionate, un gruppo eterogeneo di furfanti, avidi, poeti e sognatori decise di fondare una propria Repubblica a Nassau, nell’isola di New Providence nei Caraibi. Questi furono i tempi del Capitano Hornigold, Jennings, Black Sam e Barbanera. Ma chi erano veramente i pirati? E cosa li spingeva a rischiare continuamente la vita? Sulla rotta dell’Isola del Tesoro parla di pirati, delle loro imprese e di quell’ossessione per il tesoro, che Luis Stevenson con i suoi personaggi ha trasformato in un topos ormai inscindibile dalla figura del pirata.

Sabato 3 Dicembre ore 21:15
Quinta Parete
LEMON THERAPY
di Chiara Boscaro e Marco Di Stefano
diretto e interpretato da Enrico Lombardi e Alice Melloni
compagnia Enrico Lombardi/Quinta Parete
produzione Quinta Parete – APS Lemon Therapy è un lavoro che nasce da un’indagine durata sette mesi fatta di interviste, incontri e laboratori con ragazzi dagli 11 ai 20 anni, i loro genitori e gli insegnanti; uno spettacolo che parte dai ragazzi, dalle scuole, luogo in cui si sente sempre più l’esigenza di affrontare un argomento spinoso qual’è quello della sessualità e affettività in età adolescenziale, non in termini di prevenzione o dal punto di vista tecnico-scientifico ma in termini di relazione ed educazione all’affettività. Utilizzando lo strumento teatro e mettendo al centro di questi incontri e laboratori il corpo, un corpo che sta cambiando, che pulsa, che chiede e cerca risposte, Enrico Lombardi e Alice Melloni sono riusciti ad entrare in contatto con i ragazzi, ad esplorare la loro sfera emotiva, aiutandoli ad esprimersi, a raccontare le loro emozioni, per arrivare a comprendere come i tempi sono cambiati, cosa provano oggi, quali sono i loro dubbi, le loro certezze e come vivono la loro sessualità. L’epoca delle passioni tristi, delle non scelte, dove la risposta a tutto è “boh!”: la stagione dell’adolescenza dove il desiderio è di essere contemporaneamente come tutti gli altri e come nessun altro. Ci si chiede, esistono nodi intergenerazionali? La prima volta, l’attesa, la tensione, la sperimentazione, la scoperta di sè e dell’incontro con l’altro: chi sono io? Come sono cambiato? Quella fase precaria dell’esistenza dove l’identità appena abbozzata gioca tra il non sapere chi si è e la paura di non riuscire a essere ciò che si sogna. Il percorso infine ha visto entrare come autori del testo, Chiara Boscaro e Marco di Stefano, giovani ma già affermati autori milanesi, vincitori di diversi premi alla drammaturgia. Nelle loro mani questo materiale è diventata una commedia che vede P. un trentacinquenne che ha rimosso completamente il ricordo della sua adolescenza, aiutato da V. una psicoterapeuta che lo segue durante una “originale” terapia che prevede inoltre l’interazione con il pubblico presente in sala. E’ così che ha preso forma Lemon Therapy, una commedia leggera ma non superficiale, che non vuole solo far ridere, non pretende di dare risposte, lascia spazio alla riflessione e lancia provocazioni sul tema, senza scimmiottare o prendere in giro il mondo adolescenziale ma cogliendo l’ironia, la crudeltà e la tragicità di quella complicata età.

Sabato 17 Dicembre ore 17:00
Domenica 18 Dicembre ore 17:00

Diffusioni KIDS
Teatro delle Marionette degli Accettella
CANTO DI NATALE
di Charles Dickens
riduzione di Danilo Conti
regia Danilo Conti
con Alessandro Accettella, Antonia D’Amore, Viviana Mancini e Romano Talevi
scenografie di Antonella Piroli
pupazzi di Antonia D’Amore
costumi di Matteo Rigola
luci di Roberto De Leon
età 8+

E’ la sera della vigilia di Natale in una Londra di metà Ottocento quando… tre spiriti, quello del Natale Passato, del Natale Presente e del Natale Futuro, fanno visita all’anziano e scorbutico Ebenezer Scrooge, che mal sopporta il clima di festa che coinvolge la città e che, durante la sua vita ha trascurato tutto e tutti… compresa la sua famiglia. I tre fantasmi faranno ripercorrere a Scrooge la sua esistenza fino a quel momento, il suo presente e gli faranno vedere cosa accadrà nel futuro. Spettatore, suo malgrado, di questi eventi e premonizioni, Scrooge capirà i suoi errori e cercherà di porre rimedio a ciò che ha fatto di sbagliato. E’ la sera della vigilia di Natale in una Londra di metà Ottocento quando… un uomo avaro ed egoista… cambierà per sempre!

Venerdì 20 Gennaio ore 21:15
Kanterstrasse Teatro
HESS
di Alina Nelega
traduzione Horia Corneliu Cicortas
con Tazio Torrini
drammaturgia Simone Martini e Tazio Torrini
regia Simone Martini e Tazio Torrini
assistente alla regia Alessio Martinoli
regia video Blanket studio
produzione Kanterstrasse
con il sostegno di Regione Toscana e Fondazione CR Firenze

Rudolf Hess è stato sodale e ombra di Hitler sin dagli esordi, con lui ha diviso la prigione, la stesura del Mein Kampf e la carriera fino a divenirne vice e successore designato.
Rudolf Hess, misteriosamente e da solo, si paracadutò sulla Scozia nel 1941 per trattare una pace separata col governo britannico. Smentito da entrambi i fronti, fu internato in un manicomio inglese come pazzo.
Rudolf Hess fu condannato, alla fine della II Guerra Mondiale, all’ergastolo e rinchiuso nel carcere berlinese di Spandau, di cui è stato ultimo “occupante” vivendovi in totale solitudine per oltre vent’anni.
Rudolf Hess definito “L’uomo più solo del mondo”, “Il carcerato più costoso della storia” e “Sua Signoria Imprigionata” ha condotto a Spandau una esistenza signorile e sinistra, tra leggende di presenze spettrali, pranzi raffinati, biblioteche nel parco allestite per lui.
Rudolf Hess fu trovato morto il 17 agosto 1987, il giorno della sua scarcerazione. Aveva 93 anni e un cavo elettrico legato intorno alla gola.
Rudolf Hess fu cremato; i suoi resti dispersi per timore che la tomba divenisse teatro di raduni nazisti. Stessa sorte toccò al carcere di  Spandau. Stessa sorte toccò ai segreti che, forse, portava in seno. Fin qui la Storia.

HESS è un testo di fantasia, un immaginario testamento elaborato secondo i principi dei Dieci Comandamenti nell’ultimo giorno di vita di Rudolf Hess.
HESS è un testo difficile perché non è accomodante, non dà risposte preconfezionate, non ‘prende posizione’ e non aiuta a prenderne. Non ci mette di fronte la macchietta del gerarca in uniforme dal piglio isterico e autoritario.
Ci mette di fronte un vecchio amaro e dimesso, un debole, un vinto.
HESS è un testo difficile perché è respingente, a tratti caustico, non cerca ‘approvazione’, sembra scritto con lo scopo di colpire lo spettatore, sferzarlo con passaggi che suonano quasi moralistici.
HESS è un testo difficile  perché è ‘scomodo’ per i giudizi che dà, sulle presunte ‘libertà’ e ‘valori’ con cui avremmo respinto il pericolo di ‘dittature’ e ‘disvalori’. Sono criteri universali o cambiano prospettiva a seconda di chi ha vinto?
HESS non è un testo assolutorio, giustificatorio, apologetico, revisionista.
HESS non parla di nazismo, ma di noi stessi, della parte nera che cova in ognuno di noi. Un testo che, partendo da un personaggio rappresentativo di quanto ci sia di più distante dalle nostre ‘verità’ odierne, ci interroga su cosa sia la ‘verità’ profonda dell’essere umano. Che non è mai riposante.

Domenica 29 Gennaio ore 17:00
Diffusioni KIDS

Fontemaggiore Teatro
CRACRA PUNK
burattini e scene Marco Lucci, Sig.Formicola
costumi Mauro Mesina, Kim Hyoung Hui
luci Pino Bernabei, Luigi Proietti con Marco Lucci
testo e regia Gigio Brunello
età 5+ Un aereo attraversa il cielo sopra il castello di re Punch III e della regina Giuditta, è la cicogna Tiresia che finalmente porta il principino. “Ma perché non atterra? Dove va?” L’aereo vola tra le nuvole, la cicogna si è addormentata sui comandi e si risveglierà con un botto al Polo Nord, ma senza il fagotto. Poco distante da lì, Ada –la signora Morte-, avvolta nel suo elegante vestito bianco, nota un neonato abbandonato fra la neve. Sulle prime prova ad ignorarlo, ma il suo cuore inizia a battere come non aveva mai fatto prima, si avvicina e lentamente si abbandona al suo sogno: diventare mamma. Tiresia si beccherà invece una maledizione per cui tornerà dal Polo senza parole per spiegarsi, capace solo di fare Cra Cra. Intanto il tempo passa fra giochi sulla neve, indovinelli, ninne nanne e Bebè diventa un ragazzo, appassionato di musica Punk. Insieme alla cresta blu sorge in testa la domanda finora evitata: chi è suo padre? Ada non ha una risposta pronta e per tenerlo con séinventa una storia impossibile. Da quel momento per Bebè non rimane che partire in cerca dei genitori: attraverserà il mare, faràtornare il sorriso sulle labbra della regina e in mezzo a una burrasca incontrerà la cicogna Tiresia, l’unica in grado di rivelare la verità e indicargli la strada.

Domenica 5 Febbraio ore 17:00
Diffusioni KIDS
Kanterstrasse Teatro
AMLETINO
una produzione KanterStrasse
con il sostegno di Regione Toscana
regia e drammaturgia Simone Martini
disegno luci Marco Santambrogio
scene e costumi Eva Sgrò
illustrazioni Andrea Rauch
con Simone Martini, Alessio Martinoli e Tazio Torrini
età 8+

All’estero è molto in voga la riduzione di opere fondamentali per l’infanzia e noi crediamo che la parola abbia un potere straordinario se utilizzata con cognizione di causa. Il nostro lavoro vuole ribadire l’importanza di confrontarsi con pensieri e parole alte già dalla piccola età e l’Amleto, pardòn Amletino è forse uno dei testi più importanti della cultura e della filosofia occidentale.
Partiamo dall’inizio, dalla morte di un gran-de Re, il Re Amleto! Suo figlio Amletino lo incontra, ormai fantasma, sulle mura del ca-stello di Elsinor! il Re non è morto per causenaturali: è stato assassinato! Amletino dovrà vendicare suo padre ma non sarà così semplice e la sua vendetta avrà un prezzo molto alto da pagare.

Venerdì 24 Febbraio ore 21:15
Chille de La Balanza
LETTERA AD UNA PROFESSORESSA
con la partecipazione di Sissi Abbondanza e Monica Fabbri
luci e suoni Teresa Palminiello, Francesco Lascialfari
Montaggio video Francesco Ritondale
prodotto In collaborazione con il Centro Formazione e Ricerca don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana di Vicchio

Liberamente ispirato al libro-creazione collettiva degli allievi di Barbiana con la “regia” di Don Lorenzo Milani, nel 50.mo della sua pubblicazione e della scomparsa del Maestro.

“E’ un libro veramente bello, un vento di vitalità. Fa ridere da soli, e immediatamente dopo vengono le lagrime agli occhi. (…) Di questo libro devo dire in generale tutto il bene possibile: non mi è mai capitato di essere entusiasta di qualcosa e di sentirmi obbligato, costretto a dire agli altri: leggetelo! Lettera a una professoressa riguarda sì la scuola come argomento specifico, ma nella realtà riguarda la società italiana, l’attualità di vita italiana.”  Sono parole di Pier Paolo Pasolini all’indomani della pubblicazione di un libro che avrebbe lasciato una vasta eco nella società italiana: e non è un caso che già dopo pochi anni i decreti delegati e più in generale una nuova idea di scuola (e di società) misero profonde radici, pur tra mille contraddizioni. Oggi i tempi sono cambiati e di molto: è difficile ritrovare la realtà contadina di Barbiana o quella operaia di Calenzano (due luoghi fondamentali nell’universo di Don Milani), né c’è più la contrapposizione frontale tra mondo cattolico e comunista.  Ma mai come in questi ultimi anni la Scuola è ritornata al centro dell’attenzione generale, forse perché si assiste ad un ritorno a condizioni incerte (pur tra mille differenze) a quelle nelle quali operò Don Milani nel suo percorso per “portare un uomo ad essere libero, ad essere soggetto consapevole”. Sembra stia venendo meno, per dirla con parole di Padre Balducci su Don Milani, “la laicità come immediatezza del rapporto tra uomo e uomo, senza strumentalizzazioni confessionali: come pura passione per l’uomo che deve essere se stesso, (…) l’educazione come addestramento alla critica.”  Nella Lettera ai giudici Don Milani osservava: “La scuola è diversa dall’aula del tribunale. Per voi magistrati vale solo ciò che è legge stabilita.La scuola invece siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi.E’ l’arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare in loro il senso della legalità (e in questo somiglia alla vostra funzione), dall’altro la volontà di leggi migliori cioè il senso politico (e in questo si differenzia dalla vostra funzione). (…) Non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge è d’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservare quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate.”

Domenica 19 Marzo ore 17:00
Diffusioni KIDS
Teatrino dei Fondi
IL LUPO E SETTE CAPRETTI
di Serena Cercignano, Ilaria Gozzini e Angelo Italiano
con Serena Cercignano, Ilaria Gozzini
tecnica Angelo Italiano
scenografie Cristina Conticelli
costumi Sartoria Pennabea
produzione Teatrino dei Fondi
età 3+

Una coppia di due buffe esploratrici si ritrovano nel bosco a caccia di ombre e tra una ricerca e l’altra prende vita la storia del Lupo e i sette capretti. Una mamma capra ha sette capretti. Un giorno si allontana e raccomanda ai figli di non aprire a nessuno. Il lupo cerca vari escamotage e genera varie situazioni comiche per mettersi nei panni della mamma capra e rendersi il più credibile agli occhi dei piccoli capretti. La fiaba dei fratelli Grimm è raccontata attraverso il teatro delle ombre per avvicinare i più piccoli alla magia del teatro. Uno spettacolo che coniuga momenti divertenti ed emozionanti e affronta le tematiche della paura e dell’inganno, ma anche dell’astuzia e della separazione. Bisogna far tesoro di una brutta avventura per ritrovare la serenità.

Domenica 30 Aprile ore 21:15
residenza artistica
mise en espace
Paola Fresa
ALLA RICERCA DI PENELOPE
progetto di spettacolo per una riscrittura contemporanea del mito
a cura di Paola Fresa e Christian Di Domenico
con la collaborazione di Federica Parolini

Penelope è emblema dell’attesa. Aspetta Ulisse, sposo ed eroe, partito vent’anni prima per una guerra dalla quale tutti gli altri Achei hanno fatto ritorno. Perso nel mar Mediterraneo, naufrago su diversi lidi per volere di Poseidone, Ulisse è protagonista leggendario di una narrazione che attraversa i secoli. Penelope invece la guerra ce l’ha in casa: sola al comando di Itaca, assediata da pretendenti che rappresentano una minaccia per suo figlio, attende e sopporta, si oppone al potere maschile per i mezzi che il suo tempo le offre, contrapponendo all’arroganza dei Proci la sua caparbietà femminile. Nonostante questo, ben poco si conosce della vita di Penelope, la sua storia personale è narrata per lo più in relazione al suo ruolo di moglie e madre. Un’infanzia segnata da un tentativo di annegamento ordinato dal padre, dal quale l’anatroccola si salva per pura casualità, il rapporto con la madre, tanto bella quanto anaffettiva e distante, il continuo confronto con le terribili cugine, Elena e Clitennestra, fanno di Penelope una combattente, ben diversa da “quella piccolo-borghese che aspira solo alla tranquillità domestica”, come la definì Gabriele D’Annunzio. Se quindi per dirla con Calvino “classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire”, Penelope è una figura chiave con cui misurare il nostro rapporto con l’antichità. La domanda dalla quale siamo partiti è dunque chi è Penelope oggi. Una donna che aspetta per anni un uomo che non sa dire se sia vivo o morto, di cui riceve nel tempo informazioni frammentarie, più vicine al “si dice” che alla realtà dei fatti. Una madre che cresce da sola un figlio che, a sua volta, non ha mai conosciuto il padre e che, nutrito dal suo ricordo, si appresta a diventare un uomo. Una donna che deve quotidianamente confrontarsi con un contesto sociale che mette in discussione le sue scelte, prima fra tutte quella di attendere.

Sabato 5 Maggio ore 21:15
residenza artistica
Lorenzo Berti
QUANDO CADONO LE STELLE
Ispirato da Macbeth di W. Shakespeare
di e con Lorenzo Berti

“Domani, e domani, e domani, e domani, striscia a piccoli passi da un giorno all’altro, fino all’ultima sillaba del tempo prescritto; e tutti i nostri ieri hanno illuminato a degli stolti la via che conduce alla morte polverosa. Spegniti, spegniti, corta candela! La vita non è che un’ombra che cammina, un povero attore che si pavoneggia a si agita per la sua ora sulla scena e del quale poi non si ode più nulla: è una storia raccontata da un idiota, piena di rumore e furia, che non significa nulla.” – Macbeth È anche piena di parole. Tante, troppe, inutili parole. Rumore e paura. C’è sempre una lotta fra ciò che vorremmo fare, ciò che pensiamo sia giusto fare, ciò che pensano gli altri sia più giusto fare e ciò che, forse, è giusto davvero. Spesso la perdiamo, incapaci come siamo di avere un momento di ascolto da dedicare a noi stessi. Distratti da tante cose invece di cercare di affrontare i nostri pregi e i nostri difetti. Tentare di capire i nostri errori e quegli degli altri. Porsi delle domande invece di scappare via. Cercare di lasciare un segno. Ci vuole tutta la vita per imparare a vivere e, quel che forse sembrerà più strano, ci vuole tutta la vita per imparare a morire.